Riflessioni degli alunni Federico Bottos, Margherita Guaccero ed Emma Vulterini - 3 B -Liceo Augusto Righi-Roma
I GIOVANI E L’EUROPA
“… in Europa nessun governo può uccidere, … il valore della persona e la sua dignità sono il nostro modo per misurare le nostre politiche… …da noi nessuno può tappare la bocca agli oppositori, … i nostri governi e le
istituzioni europee che li rappresentano sono il frutto della democrazia e di libere elezioni…
…nessuno può essere condannato per la propria fede religiosa, politica, filosofica… …da noi ragazze e ragazzi possono viaggiare, studiare, amare senza costrizioni… …nessun europeo può essere umiliato ed emarginato per il proprio orientamento sessuale……nello spazio europeo, con modalità diverse, la protezione sociale è parte
della nostra identità,… la difesa della vita di chiunque si trovi in pericolo è un dovere stabilito dai nostri trattati e dalle convenzioni internazionali che abbiamo stipulato……Questo è il nostro biglietto da visita per un mondo che per trovare regole ha bisogno anche di noi.
Ma tutto questo non è avvenuto per caso. L’Unione Europea non è un incidente della storia. … siamo i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorato dei nostri Paesi.”
Sono le parole dell’ex-Presidente, italiano, del Parlamento Europeo, David
Sassoli, pronunciate nel suo discorso di insediamento il 3 luglio 2019.
Noi giovani ci sentiamo parte di uno scenario così descritto?
Leggendo queste parole ci rendiamo conto, innanzitutto, che la dignità, le libertà, l’uguaglianza e la solidarietà, valori apparentemente scontati, sono in realtà il frutto di importanti conquiste e di pesanti sacrifici. A partire dagli ideali di pace, unità e prosperità che ispiravano i Padri fondatori, negli anni che seguivano la fine del tragico secondo conflitto mondiale si è creato un ambiente unito, protetto e inclusivo per le generazioni future e per noi oggi.
È grazie a quella lungimiranza che abbiamo a disposizione la possibilità di viaggiare liberamente nell’Unione Europea come fossimo all'interno dei confini nazionali, di compiere esperienze all’estero didattiche, culturali e di vita grazie al programma Erasmus, di usufruire di una moneta unica e, non ultimo, di avere strumenti di soccorso alle economie degli Stati che si trovano “in difficoltà”, al fine di evitare che la crisi economica, propagandosi a livello sociale, possa innescare lo sviluppo di nuovi totalitarismi, come la storia ci ha insegnato.
Tuttavia, nonostante queste grandi opportunità, noi giovani percepiamo l’Europa come un’istituzione lontana dai nostri bisogni immediati, non in grado di supportarci e tutelarci e non abbiamo ancora maturato la piena consapevolezza di essere cittadini europei. Questo atteggiamento è verosimilmente riconducibile alla rivoluzione digitale che sta cambiando in profondità i nostri stili di vita. La nostra è una generazione che si
“informa” non attraverso i media tradizionali, tra cui i giornali e la televisione, ma tramite i social. Su questo canale di informazione manca ancora uno spazio dedicato all’Europa e alla consapevolezza di esserne parte. Per questa ragione la percepiamo come un’istituzione lontana dalla nostra sfera di interessi e non in grado di soddisfare le nostre esigenze.
La sensazione alquanto diffusa con riguardo al rapporto tra i giovani e l’Europa è che le istituzioni che rappresentano quest’ultima non riescano a rendersi particolarmente presenti nella nostra vita quotidiana. Ma un punto su cui è necessario soffermarsi è anche l’attitudine dei giovani verso la conquista dell’unità europea. Nati
e cresciuti in un contesto nel quale i valori prima citati sono stati sempre presenti e ben riconosciuti, non sempre ci si rende conto che essi sono stati il frutto di un lungo percorso evolutivo e di scelte politiche che hanno registrato una sintonia ed armonia tra i Paesi europei che non si era mai riscontrata nella storia. Non si dimentichi che la seconda guerra mondiale ha praticamente chiuso un millennio pressoché ininterrotto
di conflitti interni al continente europeo.
Partendo da questa constatazione, un messaggio per le istituzioni europee potrebbe essere di fare maggiore ricorso agli strumenti di comunicazione più utilizzati dai giovani per sviluppare quella consapevolezza di far parte di una comunità che si è costruita sul dolore di una generazione e per il bene di quelle successive.
D’altro canto, noi giovani abbiamo il dovere di maturare un senso di appartenenza a quella collettività e di ricordare a noi stessi che la maggior parte della popolazione mondiale vive in contesti nei quali tali diritti e valori non sono riconosciuti.
Così facendo, sarà meno probabile che trovino terreno fertile presso i giovani ideologie antitetiche rispetto al disegno unitario europeo, sostanzialmente basate sull'ignoranza dei valori fondati dell’Unione Europea.
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